Dopo la sua nota 12643-I^ del 13.03.2017, la scrivente Organizzazione Sindacale nonostante i vari solleciti, non ha ricevuto nessun altro riscontro circa la definizione della problematica in oggettoposta alla sua attenzione dal primo momento d’insediamento.In questi giorni, prendiamo atto però, della nota 133165 dell’ 8 novembre 2018, dell’AziendaUSL Toscana Centro, indirizzata anche al suo ufficio, la quale traccia “le modalità operative per la gestione dei ricoveri programmati dei detenuti presso i presidi ospedalieri di riferimento - Firenze Prato e Pistoia”.Ebbene, anche in questa circostanza notiamo che non si è affrontato concretamente e definitivamente il problema dell’area di degenza dedicata alla medicina penitenziaria dei detenuti della provincia di Firenze.Leggiamo inoltre, che i detenuti ubicati nei penitenziari fiorentini, in determinate circostanze, devono essere ricoverati presso i presidi ospedalieri di Prato e Pistoia.
Inoltre, tale modalità operativa, non tiene conto nemmeno che il ricovero dei detenuti che si opera sulle province di Prato e Pistoia comporta maggiori oneri finanziari (missioni-straordinario e mezzi), e non tiene in considerazione la territorialità e le relative risorse umane da impiegare nei servizi di piantonamento, rispetto all’organizzazione e l’assetto strutturale dei nuclei traduzione adesso in atto.Tale situazione, come sopra esposto, è insostenibile e deve essere definitivamente risolta nei prossimi tavoli mensili di confronto programmati tra l’Amministrazione Penitenziaria e il direttoredell’Area Direzione Sanitaria di presidio istituti penitenziari, e di conseguenza ci attendiamo un risultato positivo ovvero, la costituzione di un reparto di medicina penitenziaria che garantisca da un lato il diritto alle cure dei detenuti, ma dall’altro la sicurezza del personale di polizia penitenziaria operante oggi in condizioni critiche con un elevato indice di rischio che si concretizza più delle volte in evasione da parte dei detenuti.In attesa di riscontro, si inviano Cordiali saluti.
A nostro giudizio, è giunto il momento di proferire un particolare e maggior impegno dell’amministrazione penitenziaria in termini di misure di sicurezza, rispetto a quello della politica
sanitaria.