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IL RISCONTRO DEL DAP.

 

QUI IL REPORTAGE FOTOGRAFICO. 

 

QUI IL COMUNICATO SINDACALE DEL 15 DICEMBRE 2017.

 

In data 13/12/2017, una delegazione della UIL PA Polizia Penitenziaria, composta dal sottoscritto e da una parte della segreteria regionale, ha effettuato una visita all’interno della casa circondariale di Prato per verificare lo stato dei luoghi e degli ambienti di lavoro del personale. Non prima però di incontrare in assemblea il personale di Polizia Penitenziaria per comprendere meglio le loro impressioni sull’istituto e più in generale sul Corpo.

Durante l’assemblea sono emerse preoccupazioni circa le ripercussioni che i tagli operati di recente sulla pianta organica dell’istituto avranno sulle loro già precarie condizioni di lavoro; sul fatto che già ora l’organizzazione del lavoro non consente l’articolazione dei turni di servizio su quattro quadranti e la piena fruizione di riposi e congedi, figurarsi con i predetti tagli. Non sono mancate, inoltre, osservazioni sulla illogica distribuzione degli organici da parte dell’amministrazione con riferimento ai ruoli ispettori e sovrintendenti poiché risultano incomprensibili le discrasie che si registrano tra un provveditorato e l’altro.

Altre lamentele hanno riguardato la sospensione, da mesi, dei lavori di ristrutturazione, imbiancatura e sistemazione degli alloggi in caserma.

All’interno dell’istituto sono stati visitati i diversi reparti detentivi, di alta e media sicurezza, i collaboratori, la sala operativa e il muro di cinta, e devo dire che nonostante le predette difficoltà alimentino un preoccupante disagio lavorativo, il personale all’interno del carcere garantisce un apprezzabile attività e gli ambienti, malgrado il passare degli anni, presentano buone condizioni di salubrità. Certo una maggiore disponibilità di risorse economiche, che auspichiamo vengano stanziate, siamo certi consentirebbe anche l’ammodernamento degli arredi e forse anche l’acquisizione di strumenti informatici utili a sostituire i numerosi registri cartacei che ancora oggi sono compilati a mano. Buono anche il clima che si respira e che si è chiaramente percepito tra il personale e i vertici della Polizia Penitenziaria che ci accompagnavano nella visita, a dimostrazione che a volte, anche nelle difficoltà, l’attenzione nei rapporti di relazione contribuisce a sentire meno distante un’amministrazione che viceversa fa di tutto per penalizzare chi lavora in carcere.

Un esempio su tutti quello dei tagli sulla dotazione organica del Corpo operati dalla c.d. legge Madia che ha ridotto il personale di poco più dell’8%, mentre il recente DM distribuisce quel taglio, in verità anche in maniera superiore, soltanto sugli istituti penitenziari con una percentuale superiore al 10%.

Ma si potrebbe continuare con la gestione dei distacchi per gravi motivi familiari, dei trasferimenti per legge 104/92, per aspettativa sindacale non retribuita; ed ancora per i distacchi presso il DGMC e per esigenze di servizio realizzati per lo più sulla base di criteri che in periferia non solo risultano incomprensibili ma addirittura vengono percepiti come iniqui e poco trasparenti.

I lunghi corridoi e gli ampi spazi presenti all’interno dell’istituto sono resi accoglienti dai numerosi dipinti realizzati sulle pareti e le attività sportive, ricreative, scolastiche e rieducative in genere offrono una buona pluralità di opportunità a coloro che non vogliono oziare in sezione.

Un aspetto negativo emerso durante la visita è senza dubbio costituito dai numerosi rifiuti presenti nelle zone sottostanti il reparto di media sicurezza, gettati dai detenuti dalle loro celle, che deturpano e inquinano pericolosamente l’ambiente esterno data anche la inquietante presenza di topi provenienti dal sottosuolo. Ad alimentare i disagi contribuiscono pure i numerosi piccioni che si posano nella zona e gli escrementi che, evidentemente, lasciano sul posto.

Situazione, tuttavia, che a dire del Direttore troverà presto soluzione mediante l’installazione di grate alle finestre delle celle i cui lavori sarebbero già appaltati e in procinto di realizzazione.

Nella prosecuzione del giro abbiamo potuto apprezzare la sala operativa non senza rilevare quanto possa essere complicato garantire efficacia ed efficienza da parte di una sola unità chiamata ad assicurare molteplici incombenze quali appunto la vigilanza sui monitor, la funzione di centralinista, la gestione remota attraverso appositi comandi a distanza di 4 cancelli nella postazione denominata 129 e se non bastasse anche quella di capoposto sentinelle.

Di fatto, quindi, in barba ai carichi di lavoro si sono resi dinamici i servizi intorno ad un solo agente di Polizia Penitenziaria in una sorta di modernità delle funzioni.

Sul muro di cinta abbiamo rilevato una precaria situazione strutturale, che ad onor del vero si registra anche in diversi altri punti della parte esterna dei padiglioni detentivi, delle scale di emergenza e dei cortili passeggio, laddove la corrosione del cemento ha già fatto emergere i ferri allora utilizzati per “l’armatura” dei cementi. La speranza è, di conseguenza, quella che l’amministrazione intervenga prima che le conseguenze diventino poi difficili ed onerose. Le numerose pozzanghere presenti sul camminamento consiglierebbero l’installazione di piastrelle galleggianti (economiche e facili da posare) le quali eviterebbero in questo periodo di freddo che l’acqua si trasformi in allarmanti e scivolosi strati di ghiaccio, tanto più che le luci che dovrebbero illuminare il camminamento nelle ore di buio non funzionano.

Durante il giro, tra l’altro, abbiamo potuto, in questo caso disprezzare, una zona che definiamo una vera e propria discarica a cielo aperto dove sono accatastati numerosi materiali dichiarati o da dichiarare fuori uso che non possono essere smaltiti per l’assenza dei fondi necessari.

Distinti saluti.