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E’ del 24 settembre l’ennesimo episodio violento verificatosi nell’istituto penitenziario Elbano, che ha visto vittima un detenuto straniero tratto in agguato da un gruppo di connazionali. La dinamica del tafferuglio da l’idea di un vero e proprio regolamento di conti, avvenuto all’interno di un reparto che conta il maggior numero di ristretti ospitati dalla struttura carceraria dell’isola, a cui viene concessa la permanenza fuori dalla camera detentiva per circa undici ore. Quindi, organizzare nei minimi dettagli l’aggressione del loro connazionale è stato come si suol dire un gioco da ragazzi e il numero esiguo degli Agenti addetti alla vigilanza – spiega la UIL PA Polizia Penitenziaria – ha ulteriormente agevolato la pianificazione della baruffa. In modo fulmineo il gruppetto dei malintenzionati ha accerchiato e percosso il malcapitato con l’intenzione di massacrarlo. Ma, nonostante i predetti fattori negativi, gli Agenti hanno dimostrato, ancora una volta, uno spiccato istinto di intervento, assieme all’esperienza maturata sul campo, sottraendo il detenuto dal rocambolesco subbuglio, evitando così la possibile tragica fine. Da li a pochissimo è stato predisposto il trasporto della vittima presso il pronto soccorso del nosocomio Elbano, ove sono state attivate le procedure sanitarie necessarie alle cure. Questa – precisa il Sindacato - non è la prima occasione per la UIL PA Polizia Penitenziaria di dover intervenire su argomenti del genere a sostegno di un reparto di Polizia sofferente di una carenza di uomini tale da non poter assicurare la legalità all’interno del carcere. Grave contingenza, questa, veramente grave e vergognoso che un’Istituzione dello Stato non possa adempiere ai compiti assegnati per la salvaguardia della sicurezza all’interno del penitenziario! Tant’è, che alla insufficiente disponibilità numerica di Agenti (159 effettivi contro i 234 previsti) da impiegare nella sorveglianza, si accompagna la ricettività della struttura fuori da ogni cognizione normativa, che si concretizza in un vero e proprio costipamento di detenuti (percentuale di affollamento del 75,48% con quasi 2/3 dell’istituto in funzione) e parte di essi, tra l’altro, con problematiche legate al profilo psicologico. Le caratteristiche strutturali del penitenziario, poi, certamente non sono di aiuto e rendono più difficoltosa l’incombenza di garantire l’ordine e allo stesso tempo la prevenzione di gesti inconsulti. Il degrado delle condizioni lavorative della Polizia penitenziaria e l’ammassamento della popolazione detenuta si contrappongono in modo schiacciante ai proclami illusivi di un carcere futuristico. Intanto, la realtà vuole che si continuano a registrare episodi violenti e a contenerli è la Polizia penitenziaria, solo con le proprie forze e talvolta a proprie spese, in assenza di dotazioni e/o strumenti idonei anche per la salvaguardia della propria incolumità!